lunedì 24 ottobre 2016

nihil me tangit

È una invocazione al Cielo affinchè ogni forma di vita di questa terra sia sollevata dalla sofferenza e dal male. Purtroppo il Dio a cui ci si rivolge è del tutto insensibile alle preghiere che   vengono dai suoi figli, ed è per questo che la poesia termina con una risentita e ironica domanda rivolta al Cielo.

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O Cielo,
Tu che tutto vedi,
Tu che tutto senti,
fa’ che ogni parola
diventi poesia,
che ogni gesto
diventi amore,
che ogni spada
diventi fiore!
O Cielo,
Tu che tutto vedi,
Tu che tutto senti,
fa’ che il deserto
diventi giardino,
che ogni uomo
ritorni bambino,
che ogni giorno
sia sempre sereno!
O Cielo,
Tu che tutto vedi,
Tu che tutto senti,
ma perché non vedi,
ma perché non senti?

Metrica: Sei strofe di varia lunghezza con alcune rime e enjambement.
Titolo: È l’ipotetica risposta del Cielo: niente mi tocca.
v.1-9: La poesia inizia con una invocazione O Cielo, ripetuta all’inizio di ogni strofa. Ugualmente avviene per Tu che tutto vedi / Tu che tutto senti. Queste ripetizioni costituiscono una anafora. Come è noto, nelle poesie di Palazzini, l’uomo è  sempre visto nei suoi aspetti più negativi che, in questo caso, sono espressi  dalla volgarità del linguaggio parola, dal suo comportamento scorretto gesto, dalla sua violenza spada (metafore). Da tutto questo scaturisce la necessità di un radicale cambiamento della qualità della vita, che solo una Entità superiore può garantire, perché tutto vede e tutto sente, così da trasformare la parola in poesia, il gesto in amore, la spada in fiore.
v.10-18: Anche la natura insieme all’uomo, necessita di cambiamenti, per cui la quarta strofa è animata dallo stesso aneli- to che chiede la trasformazione del deserto in giardino oltre che dell’uomo in bambino. Deserto / giardino e uomo / bambino sono ossimori. L’uomo che ritorna bambino simboleggia la bontà e l’innocenza che l’umanità ha perduto fin dalle sue origini.
v.19-23:  Costituiscono la naturale conclusione della lirica.
Il poeta si rende conto che le sue richieste non hanno ascolto, e lancia la sua risentita e disperata invocazione al Cielo.


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