ATEOFANIA
La lirica ha per oggetto la mancata
apparizione del Dio simboleggiato dalla luna. Da qui il titolo. Le varie
figure che compaiono nella poesia, dalle balze ai pioppi del rio,
rappresentano emblematicamente le aspettative dell’uomo che cerca dalla
Divinità quell’aiuto che puntualmente non trova. Il Dio a cui pensa il poeta è
infatti un nume iperuranico che non si preoccupa delle sorti del mondo.
1 Scoscese balze
e colli trepidanti
la cercavano.
L’upupa,
5 disperato un lamento
gridava alla sera
e i pioppi del rio
più in alto
ergevan le chiome
10 per vederla!
Ma
Fredda
era la terra
e senza luce:
15 dov’ era la luna?
Metrica:Quattro strofe di varia lunghezza e con versi liberi e
enjambement.
v. 1-3: La poesia inizia ex abrupto con il frenetico anelito degli
esseri viventi in cerca della Luna.
L’attesa spasmodica è evidenziata dall’aggettivo trepidanti.
v. 4-15: L’upupa è un uccello notturno che, insieme ai pioppi, è protagonista della strofa. Le due figure sono
fortemente antropomorfizzate: lamento,
gridava, vederla. Il lamento e il
gridava sottolineano la sofferenza
per l’aspettativa delusa. Il ma del
verso 11 toglie definitivamente ogni illusione: la terra rimane
desolatamente fredda /e senza luce. La domanda finale è carica di un
umorismo fortemente pessimistico che lascia la Natura e l’uomo nella loro
disperazione. La penultima strofa è costruita con versi sillabicamente
crescenti per mostrare, anche graficamente, lo sforzo degli esseri viventi
verso il cielo.
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