giovedì 27 ottobre 2016

ateofania

La lirica ha per oggetto la mancata apparizione del Dio simboleggiato dalla Luna. Da qui il titolo. Le varie figure che compaiono nella poesia, dalle balze ai pioppi del rio, rappresentano emblematicamente le aspettative dell’uomo che cerca dalla Divinità quell’aiuto che puntualmente non trova. Il Dio a cui pensa il poeta è infatti un Nume iperuranico che non si preoccupa delle sorti del mondo.

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Scoscese balze
e colli trepidanti
la cercavano.
L’upupa,
            disperato un lamento
            gridava alla sera,
            e i pioppi del rio,
            più in alto
            ergevan le chiome
            per vederla!
Ma
fredda
era la terra,
e senza luce:
            dov’era la Luna?

Metrica: Quattro   strofe   di   varia  lunghezza   con  versi  liberi  e
enjambement.
v.1-3: La poesia inizia ex abrupto con il frenetico anelito degli esseri viventi in cerca della Luna. L’attesa spasmodica è evidenziata dall’aggettivo trepidanti.
v. 4-5: L'upupa è un uccello notturno che, insieme ai pioppi, è protagonista della strofa. Le due figure sono fortemente antropomorfizzate: lamento, gridava, vederla. Il lamento e il gridava sottolineano la sofferenza per l’aspettativa delusa. Il ma del verso 11 toglie definitivamente ogni illusione: la terra rimane desolatamente fredda / e senza luce. La domanda finale è carica di un umorismo fortemente pessimistico che lascia la natura e l’uomo nella loro disperazione. La penultima strofa è costruita con versi sillabicamente crescenti per mostrare, anche graficamente, lo slancio degli esseri viventi verso il cielo.



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