È una poesia fortemente simbolica.
Non è un caso che non venga citato l’ipotetico protagonista che, si desume,
debba essere un uccello. In realtà il vero protagonista è l’uomo, vittima
dell’azione della Natura matrigna.
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Mentre alto volavi
assaporando il sole,
si udì lo sparo.
Come masso
cadesti
tra le spine:
così
finì il tuo regno,
o re del cielo,
e una corona
avesti,
ma non d’oro.
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Metrica: Quattro terzine con
versi liberi e enjambement.
Titolo: Allude al destino
dell’uomo che è preda della Natura
matrigna, metaforicamente rappresentata dallo sparo.
v.1-3: Il volare alto rappresenta allegoricamente l’anelito di
vivere,
rimarcato dal verbo assaporando
e dal sole che in questo
caso
simboleggia il godimento, anche se temporaneo, di un bene Il perfetto ossitono udì dà l’idea della velocità e
drammaticità dell’evento. Lo sparo segna il passaggio dal cielo
alle spine, con un movimento
dall’alto verso il basso, cioè dalla vita alla morte.
v.4-6: Il vocabolo masso sottolinea la pesantezza della caduta. Le spine, nella simbologia
classica, rappresentano il martirio. In effetti, l’uccello che cade tra le spine, è una sorta di martire della
malvagità umana, ed allo stesso tempo, l’emblema delle nefandezze dell’uomo
verso l’uomo.
v.7-12: Gli ultimi versi, come
sempre, costituiscono il commento del poeta che non può che essere ironico e
pessimistico: la corona non è d’oro, ma di spine che metaforicamente simboleggiano le sofferenze umane. Re del cielo è detto in tono sarcastico.
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