mercoledì 26 ottobre 2016

la preda

È una poesia fortemente simbolica. Non è un caso che non venga citato l’ipotetico protagonista che, si desume, debba essere un uccello. In realtà il vero protagonista è l’uomo, vittima dell’azione della Natura matrigna.

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Mentre alto volavi 
assaporando il sole, 
si udì lo sparo.
        Come masso
        cadesti 
        tra le spine:
così 
finì il tuo regno, 
o re del cielo, 
        e una corona 
        avesti, 
        ma non d’oro. 

Metrica: Quattro terzine con versi liberi e enjambement.
Titolo: Allude al destino dell’uomo che è preda della Natura matrigna, metaforicamente rappresentata dallo sparo.
v.1-3: Il volare alto  rappresenta allegoricamente l’anelito di  
vivere, rimarcato dal  verbo  assaporando e dal sole che  in questo
caso simboleggia il godimento, anche se temporaneo, di un bene Il perfetto ossitono udì dà l’idea della velocità e drammaticità  dell’evento. Lo sparo segna il passaggio dal cielo alle spine, con un movimento dall’alto verso il basso, cioè dalla vita alla morte.
v.4-6: Il vocabolo masso sottolinea la pesantezza della caduta. Le spine, nella simbologia classica, rappresentano il martirio. In effetti, l’uccello che cade tra le spine, è una sorta di martire della malvagità umana, ed allo stesso tempo, l’emblema delle nefandezze dell’uomo verso l’uomo.

v.7-12: Gli ultimi versi, come sempre, costituiscono il commento del poeta che non può che essere ironico e pessimistico: la corona non è d’oro, ma di spine che metaforicamente simboleggiano le sofferenze umane. Re del cielo è detto in tono sarcastico.

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